domenica 28 settembre 2008

Per un’anagrafe pubblica degli eletti

Da l'Opinione: http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=200&id_art=7566&aa=2008

di Francesco Pullia


Gli articoli 1 e 54 della Costituzione parlano chiaro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti consentiti. Inoltre, i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Che significa? Semplicemente che, una volta eletti, deputati, senatori, presidenti di Regione e Provincia, sindaci, consiglieri dei vari enti, devono dar conto pubblicamente del loro operato. Ciò avviene, purtroppo, solo di rado e il più delle volte si resta completamente disinformati sugli atti amministrativi approvati e sul comportamento del proprio rappresentante. La disinformazione è uno degli aspetti più gravi dell’antidemocrazia perché, di fatto, impedisce la principale regola di un sistema democratico, quella per cui per deliberare è necessario, prima di tutto, conoscere. È su questa carenza che si basa la degenerazione partitocratica ed è proprio qui che attecchiscono, da un lato, corruzione, malversazione, scarso senso delle istituzioni e, dall’altro, come inevitabile conseguenza, sfiducia, rassegnazione, disinteresse per l’altrimenti nobile esercizio della politica. Eppure il cittadino ha dalla sua la legge. A lui, infatti, spetta il sacrosanto diritto di essere a conoscenza di quanto avviene nella vita amministrativa della propria città, di formarsi un adeguato, competente, giudizio sulle loro azioni dei propri designati nonché di fare sentire la propria voce.

Il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, approvato con Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, all’art. 10, “Diritto di accesso e di informazione”, comma 1, afferma che “Tutti gli atti dell’amministrazione sono pubblici, ad eccezione di quelli riservati per espressa indicazione…” e, nello stesso articolo, comma 2, fornisce indicazioni perché tale diritto venga garantito. Appellandosi a queste norme, i radicali hanno avviato in questi giorni una campagna di mobilitazione pubblica e istituzionale volta ad assicurare un’anagrafe pubblica degli eletti, uno strumento cioè che, se adottato, potrà rendere trasparente la documentazione relativa ai comportamenti istituzionali di tutti gli eletti, ad ogni livello. Non si tratta, per la verità, per loro di una novità se si considera che più di trent’anni fa, appena entrati in Parlamento, si resero promotori, nonostante gli ostacoli posti in tutti i modi dall’allora presidente Nilde Iotti, delle prime trasmissioni “pirata” delle sedute, rendendo pubblici, tramite Radio Radicale, gli interventi in aula di ogni deputato. Che cosa si chiede adesso? Che ogni ente realizzi un portale che consenta la conoscenza dell’attività degli eletti (e, aggiungiamo, dei dirigenti, di chi occupa posti di responsabilità nella pubblica amministrazione), così come è ormai prassi nel mondo anglosassone.

Le istituzioni devono, in sostanza, mettere in rete il bilancio interno con gli allegati, le presenze e il comportamento di voto degli eletti, gli atti presentati e le diverse fasi procedurali. Di ogni consigliere devono essere resi pubblici, a partire dai dati anagrafici e dal codice fiscale, gli incarichi elettivi ricoperti nel tempo, la dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari relativi all’anno precedente l’elezione e degli anni in cui ricopre l’incarico e di quelli successivi, la dichiarazione dei finanziamenti ricevuti, dei doni, dei benefici o di altro assimilabile, il registro delle spese, comprensive di quelle per lo staff e di quelle telefoniche, la dotazione informatica, gli atti presentati con l’iter fino alla conclusione, il quadro delle presenze ai lavori e i voti espressi sugli atti adottati. Quest’ultimo punto consente di verificare se il mandato dell’eletto sia effettivamente adempiuto e se sia stato osservato il programma elettorale. Tutti i dati dovranno essere accessibili e in un formato standard aperto, così da poter essere elaborati e incrociati. Al di là delle facili e sterili campagne demagogiche che disaffezionano il cittadino alla vita pubblica, i radicali, da sempre interessati al corretto funzionamento delle istituzioni, pongono questa concreta proposta all’attenzione di tutte le forze politiche. Una risposta costruttiva, liberale, al disfattismo strisciante che, alimentato artatamente dai mezzi di comunicazione, esercita, purtroppo, un fascino inquietante su un gran numero di italiani.

2 commenti:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Complimenti Domenico per la pubblicazione che memorizzo subito, la terro a portata di link quando necessario interferendola con qualche mio post sul tema.

Domenico Letizia ha detto...

grazie tiziano.

AIT - Associazione italiana transumanisti